Il secondo film girato in Piazza Paracchini a Dongo durante la fucilazione, in pratica quello che conosciamo, conservato in archivio risulta molto sfocato e si vede ben poco. Non è, tuttavia, l’unico film che documenta l’episodio, ve n’è un altro che invece è di ottima qualità. Questo secondo film fu cercato invano da Renzo De Felice e mi è stato raccontato che De Felice era riuscito a raggiungere il film presso la famiglia di un autista di Luigi Longo, però lì la famiglia non sapeva più nulla; si erano perso le tracce, quindi i fatti della fucilazione di Dongo sono documentati.
Esiste l’immagine tragica di quella realtà e forse in quel film si vedevano volti che non si sa bene di chi fossero. Tuttavia la nostra speranza di rintracciarlo non è vana!
Da Dongo ci stiamo recando a Giulino di Mezzegra, dinanzi al cancello di Villa Belmonte per alcune considerazioni. Cari spettatori di Erodoto siamo dinanzi al famosissimo cancello di Villa Belmonte su cui si sono scritti centinaia di libri ma realmente qui davanti che cosa è accaduto esattamente non lo sapremo mai, però noi possiamo rifarci a quanto emerso dalla pubblicazione del diario di Luigi Canali avvenuta un paio d’anni fa e che ci fa chiarezza del perché qui davanti c’erano i cadaveri di Claretta e Benito Mussolini.
Da tutto quello che abbiamo compreso noi sappiamo che di sicuro Mussolini fu ucciso a casa De Maria le circostanze sono complesse, alcune le abbiamo indagate nel canale di Erodoto TV.
Invece Claretta Petacci è stata uccisa in un secondo momento non a casa De Maria, ma era stato deciso – se è vero quello che è scritto nel diario – che dovesse essere fucilata insieme ai gerarchi a Dongo.
Ora vien pure da riflettere, portare una donna a Dongo per fucilarla insieme ai gerarchi sembra francamente un po’ assurdo, questo lo dobbiamo un po’ dire per onestà di giudizio.
Però Claretta a casa De Maria era in condizioni pietose; era stata violentata e violata in tutte le maniere, era in pratica fuori di sé non connetteva più.
Tra le 2 e le 3 del pomeriggio del 28 aprile 1945, Moretti, Audisio Geninazza e anche qualcun altro che ora non ricordo prendono Claretta la fanno salire in macchina dietro accanto ad Audisio. Fanno sedere vicino allo sportello perché lei ha del voltastomaco continuo, vomita e, ad un certo punto, scendendo dopo quella curva, arrivano qui nei pressi del cancello. Non si sa se è Claretta che apre lo sportello e si butta fuori oppure se è irrequieta, non la riescono a trattenere, o se è Audisio che apre lo sportello e la spinge fuori.
Fatto sta che Claretta esce fuori dall’auto e si lancia verso questo cancello di Villa Belmonte per chiedere aiuto urlando. Audisio e Moretti che pure loro hanno un po’ perso la brocca, alzano il mitra e sparano. Pare che abbia sparato per primo Walter Audisio a cui si inceppa il mitra e si fa dare il mitra da Moretti. La pover a Claretta finisce a terra. Però a questo punto a Dongo non ce la possono portare più. E Mussolini dove sta?
Mussolini potrebbe stare ancora a casa De Maria, però altre testimonianze raccolte in passato vogliono che la salma di Benito Mussolini sia stata portata a una fontanella qui vicino, che ora non c’è più, lavata dei colpi mortali che ha ricevuti mentre stava buttato su un mucchio di letame. È stato lavato e poi pare sia stato tenuto in macchina nel garage dell’hotel Milano che stava qui giù nei pressi del Lago.
Noi non sappiamo se Mussolini viene portato qui dall’hotel Milano o da casa De Maria. A questo punto c’è da fare una precisazione. Vedete lassù c’è una curva, ora c’è una specie di rotonda, prima c’era un incrocio tra questa strada e una stradina. Ecco, lassù nel pomeriggio del 28 aprile 1945 c’era un gruppo di persone, alcuni armati altri in borghese, erano agenti inglesi; alcuni italo-inglesi, altri esclusivamente inglesi. Poi c’era anche chi traduceva, conosceva l’inglese, e traduceva ad un personaggio italiano, un personaggio che indovinate chi era? Niente di meno che Luigi Longo.
Quindi tenete conto Urbano Lazzaro “Bill” è l’unico che dice di aver visto Luigi Longo a Dongo mentre fucilano i gerarchi, invece Luigi Longo era qui a Mezzegra tra Bonzanigo di Mezzegra e Giulino perché la mattina con un gruppo ancora di agenti inglesi, di partigiani di agenti armati – chi dice anche russi, chi dice anche agenti del Vaticano – sono stati ad interrogare Mussolini in malo modo.
Lo hanno interrogato in pratica per estorcergli le informazioni esplodendogli addosso un colpo sotto la clavicola, quattro colpi a quadrifoglio sull’altra spalla, colpi non mortali, un altro tangenziale al braccio, un colpo ancora al fianco.
Ad un certo punto la salma di Mussolini, alla presenza degli agenti inglesi – c’era anche lungo Claretta è uccisa qui vicino al cancello. E allora che fare?
A Dongo non possono portarcela, Mussolini non sta qui. Non si sa bene prima di quel momento cosa avessero deciso o progettato per lui. Allora visto che Claretta è stata uccisa qui ed è morta, decidono di prendere la salma di Mussolini – o da casa De Maria o dall’hotel Milano – e la portano qui.
Ora dobbiamo introdurre una nuova testimonianza, quella resa dal capo partigiano Fodero Valsecchi al nostro amico Gavino Puggioni. Ecco che dice Valsecchi, meglio noto anche come il Dottor Rossi, che era proprio insieme a questo gruppo di agenti inglesi di cui non conosceva la lingua però questi agenti inglesi, che stavano con Longo proprio qui su, mentre confabulano e parlavano di un accordo che non si sa quale fosse, in realtà avevano già concluso in Svizzera questo accordo.
Mentre parlavano Valsecchi ha visto una macchina scendere da sopra e venire qui verso il cancello per mettersi di traverso in mezzo alla strada in un modo strano per cui lui stando su non riusciva a vedere cosa esattamente accadeva qui davanti al cancello. Sulla macchina passando vide che c’erano alcune persone, ma oltre questo particolare vide anche qualche altra cosa che in seguito gli fu più chiara. La macchina si mise di traverso e, probabilmente, fu allora che scaricarono qui la salma di Mussolini.
Ecco, riunirono queste due salme, quelle che poi dopo sono passate alla leggenda come i corpi di Mussolini e Claretta uccisi davanti al cancello di Villa Belmonte come avrebbe voluto la vulgata di Audisio, subito dopo la fine delle ostilità. Si udirono dei colpi di mitra in quel pomeriggio, non sappiamo se sparati in aria o in altro modo.
Non ci sono stati testimoni oculari di questi episodi e non possiamo dire nulla. Tuttavia, chi scrive, da un dettaglio emerso da un’intervista di Bruno Lonati, costui afferma che questo pseudo John Maccarone sarebbe andato con lui e che probabilmente non dobbiamo dire che in quel gruppo che salì via del Riale la mattina del 28 per recarsi da Mussolini di sicuro c’era anche Bruno Lonati con la gente inglese John Maccarone.
Tanto per dargli un nome volevo aggiungere che di sicuro c’era anche Longo. Ecco c’era questo signore che portava la cinepresa. Però Lonati dice che questo suo amico John Maccarone è stato proprio l’uomo che portava la macchina fotografica e aveva una cinepresa. In realtà non era una macchina fotografica, era una cinepresa. Allora io mi sono fatto l’idea che, probabilmente, quel giorno a Giulino di Mezzegra hanno cercato di fare un finto film sulla fucilazione di Mussolini e Claretta. Tra l’altro questo spiega il passaggio di due controfigure dal lavatoio che erano in mezzo a un gruppo di partigiani. Qualcuno dice che queste controfigure fossero state Gianna e Neri o, forse, qualcun altro.
Insomma mi viene il sospetto che qui davanti al cancello di Villa Belmonte potrebbero aver tentato di fingere di fare una fucilazione.
In quel pomeriggio del 28 aprile 1945, intorno alle 3 di pomeriggio, qui c’era un gruppo di persone in borghese, alcuni militari Partigiani, un traduttore che traduceva dall’inglese all’italiano, ma l’interlocutore principale era come abbiamo detto Luigi Longo che stava qui e confabulava con gli agenti inglesi su un accordo le cui trattative sarebbero iniziate in Svizzera e che poi si sarebbero concluse qui.
Cosa riferisce a Gavino Puggioni in merito a questo episodio Valsecchi, che allora era un partigiano noto come il Dottor Rossi. Dichiara che sia venuta una macchina con dentro alcune persone. Ecco questa macchina arriva al cancello di Villa Belmonte, si mette di traverso e come possiamo immaginare si avvicina al cancello e Valsecchi non riesce a vedere che cosa esattamente è avvenuto laggiù. Però qualcosa l’ha visto è che probabilmente i dettagli Valsecchi non aveva voglia di rivelarli a Puggioni su quanto noi stiamo raccontando. Ancora oggi c’è da parte della popolazione qui intorno assoluta omertà.
Ecco questo sia ben chiaro Valsecchi ha sentito poi sparare e, successivamente, non racconta altro perché dice di essere andato via nel pomeriggio. Più tardi i cadaveri vengono portati giù allo stradone, caricati sul camion della ditta Pessina proveniente da Dongo.
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© Enzo Antonio Cicchino, 2024
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